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Decarbonizzazione dei settori hard to abate: quali nuove prospettive?


Decarbonizzazione dei settori hard to abate: quali nuove prospettive?

Posted by Redazione on 04/01/2023

L'Europa oggi guida la transizione energetica globale attraverso l'implementazione del Green New Deal, il piano che mira a eliminare completamente le emissioni di gas serra entro il 2050. In questo contesto, la decarbonizzazione dei settori hard to abate costituisce una delle sfide più rilevanti e decisive nel percorso verso il conseguimento degli obiettivi climatici.

Industrie attive nella produzione ceramica, chimica, di cemento, acciaio, carta, vetro e fonderie sono note per il loro elevato consumo energetico e le difficoltà intrinseche nel ridurre le emissioni di CO2. La necessità di decarbonizzare questi settori deriva dal ruolo fondamentale che svolgono nell'economia industriale: affrontare tale sfida richiede innovazione tecnologica, investimenti strategici e un impegno concertato da parte di governi, imprese e comunità globali.

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Decarbonizzazione dei settori hard to abate: lo stato dell'arte

Per realizzare una completa decarbonizzazione entro il 2050, l'Italia dovrebbe investire tra i 30 e gli 80 miliardi di euro. Questo investimento coprirebbe l'adozione di tecnologie abilitanti e le spese operative associate, considerando sia lo sviluppo tecnologico sia i prezzi delle risorse, come l'elettricità e l'idrogeno.

Tuttavia, senza ulteriori misure normative mirate, si prevede solo una riduzione del 54% delle emissioni rispetto al 2020, lontano dall'obiettivo di zero emissioni nette. La tecnologia e l'innovazione giocano un ruolo cruciale nella trasformazione energetica globale, ma per implementare tali soluzioni è essenziale valutare l'introduzione di incentivi economici che rendano gli investimenti sostenibili per le aziende. L'urgenza di decarbonizzare questi settori è vitale per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Cop21 e dagli accordi presi alla Conferenza di Glasgow, che mirano a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C. A tale scopo, è stato creato l'Industrial Decarbonization Pact (sviluppato dal Boston Consulting Group e redatto da Interconnector Energy Italia), sottoscritto dalle principali associazioni industriali italiane (Assocarta, Assofond, Assovetro, Confindustria Ceramica, Federacciai, Federbeton e Federchimica). Questo patto si impegna a contrastare il cambiamento climatico e a ridurre le emissioni di gas serra nei settori ad alto consumo energetico, promuovendo modelli di sviluppo sostenibili.

Il panorama normativo e le sfide della decarbonizzazione nei settori hard to abate

La prima edizione dell'Osservatorio Zero Carbon Technology Pathways 2023, sviluppata da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, si concentra sulla ricerca di tecnologie e modelli di business per la decarbonizzazione, con un particolare focus sui settori hard to abate. Come evidenziato nel report, vengono individuate alternative valide per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in tre ambiti distinti, noti come "scope". Nei settori industriali hard to abate, tecnologie come i biocombustibili, l'elettrificazione, l'idrogeno e il CCS (Carbon Capture and Storage) rappresentano valide alternative per ridurre le emissioni scope 1, il cui impatto dipende dalle specifiche condizioni di utilizzo. La decarbonizzazione dei consumi elettrici e termici ausiliari, ad esempio, attraverso l'adozione di forniture elettriche provenienti da fonti rinnovabili, può contribuire a ridurre le emissioni scope 2. Infine, per affrontare le emissioni scope 3, potrebbe essere necessario utilizzare materie prime biogeniche e promuovere una maggiore circolarità dei prodotti.

A livello normativo, l'Unione Europea ha intensificato gli sforzi per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 con l'introduzione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) - una tassa sul carbonio applicata ai beni importati da paesi al di fuori dell'UE con regolamentazioni climatiche meno rigide - ad integrazione dell'EU ETS. Inoltre, è stata estesa la rendicontazione di sostenibilità introdotta dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), a un numero più ampio di soggetti, tra cui le grandi imprese UE non coinvolte nella Dichiarazione Non Finanziaria (DNF), le PMI quotate e alcune categorie di imprese extra-UE operanti nell'UE. Questo si integra ulteriormente con la Tassonomia Europea.

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Per quanto riguarda l'Italia, il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) e il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) sono fondamentali per gli obiettivi di decarbonizzazione. Il PNRR prevede investimenti e riforme su tre delle quattro direzioni tecnologiche esaminate nel rapporto (idrogeno, biocombustibili ed elettrificazione), mentre non include misure per la Carbon Capture and Storage (CCS). L'aggiornamento del PNIEC, che in generale prevede una revisione al rialzo dei target al 2030, si concentra sull'impiego della CCS per i settori hard to abate e sulle rinnovabili elettriche, l'idrogeno e il biometano.

 

In conclusione, la riduzione delle emissioni di gas serra nei settori hard to abate, mantenendo la competitività, è cruciale per accelerare la transizione ecologica dell'industria italiana. Tuttavia, quest'attività richiede un sostegno finanziario significativo per raggiungere gli obiettivi fissati e garantire la crescita economica. Sebbene l'Italia stia progredendo in questa direzione, è essenziale fornire alle aziende investimenti adeguati per sperimentare nuove soluzioni innovative.

 

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