La crescente digitalizzazione dei macchinari mobili (agricoli, edilizi, da movimentazione, forestali, ecc.) li trasforma in veri sistemi cyber-fisici. L’integrazione di sensori smart e tecnologie IIoT consente notevoli vantaggi: ad esempio, i sensori IIoT possono monitorare in tempo reale parametri critici e migliorare l’affidabilità operativa, riducendo i fermi macchina.
Tuttavia, questa evoluzione espone i veicoli a nuove superfici di attacco e vulnerabilità informatiche. Connettività remota, telematica e interfacce aperte impongono di ripensare l’architettura dei mezzi per gestire efficacemente i rischi “cyber”.
In questo articolo parliamo di:
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Nel contesto dei veicoli mobili esistono due declinazioni chiave di “sicurezza”.
La safety funzionale (o sicurezza funzionale) garantisce il funzionamento sicuro della macchina anche in presenza di guasti o errori interni; al contrario, la cybersecurity protegge il sistema contro manomissioni e attacchi esterni.
In altre parole, mentre la functional safety si chiede “cosa succede se qualcosa si rompe?”, la cybersecurity si domanda “cosa succede se qualcuno cerca di sabotarmi?”. Questa distinzione è cruciale: un attacco informatico può compromettere persino dispositivi considerati “funzionalmente sicuri”, esponendo il veicolo a pericoli inattesi. Perciò entrambi gli aspetti vanno gestiti sinergicamente.
L’evoluzione tecnologica ha ampliato enormemente la superficie d’attacco dei mezzi mobili. Tra gli elementi più critici vi sono:
connettività remota (monitoraggio in remoto, diagnostica e aggiornamenti firmware);
telematica veicolo-cloud (trasmissione dati fra il mezzo e le piattaforme di gestione del costruttore);
interfacce di comunicazione (bus dati come CAN, Ethernet, porti seriali/USB, reti Wi-Fi, Bluetooth, 5G);
automazione crescente (funzioni autonome nei mezzi operanti in ambienti complessi).
Ciascuno di questi elementi può costituire un vettore di intrusione se non opportunamente protetto. Ad esempio, porte di debug aperte o moduli wireless non autenticati aumentano il rischio di accesso indebito ai sistemi di controllo.
Un accesso non autorizzato o un malware a bordo può avere conseguenze gravi.
Tra gli impatti tipici si annoverano: interruzione delle operazioni o dei servizi della macchina, danni fisici al veicolo o all’ambiente circostante, furto di dati industriali o operativi e compromissione della sicurezza dell’operatore.
Anche l’immagine del costruttore può subire danni reputazionali significativi, e non solo: vi è una responsabilità anche del costruttore, in caso di attacchi. Puoi approfondire all’articolo “Progettare mezzi cyber-sicuri: integrazione di responsabilità lungo la supply chain”.
Per mitigare questi rischi è necessario applicare metodologie consolidate e standard di settore. Tra le strategie chiave si segnalano:
Threat Analysis and Risk Assessment (TARA): analisi preventiva delle minacce e valutazione del rischio specifico sui sistemi di controllo.
Secure Boot e Secure Update: avvio sicuro e aggiornamenti autenticati dei dispositivi di controllo (bootloader e software firmati digitalmente).
Segmentazione delle reti interne: suddividere il bus CAN e le reti locali per limitare la propagazione di eventuali attacchi.
Autenticazione e crittografia: proteggere con meccanismi crittografici i dati sensibili e i protocolli di comunicazione, sia fra componenti che verso l’esterno.
L’adozione di queste contromisure – insieme a soluzioni hardware “cybersecurity-ready” (ad esempio, centraline ECU con moduli di sicurezza hardware HSM) – riduce drasticamente la vulnerabilità complessiva del mezzo.
In conclusione, la cybersecurity dei mezzi mobili/off highway è un tema complesso ma strategico per garantire efficienza, sicurezza delle persone e continuità produttiva nell’industria.
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