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Carbon farming: cos’è, come funziona e perché può fare la differenza

03/06/2025 da Redazione, pubblicato in Transizione energetica, In evidenza, Scenari

Carbon farming: cos’è, come funziona e perché può fare la differenza
7:28

Carbon farming: cos’è, come funziona e perché può fare la differenza

Posted by Redazione on 03/06/2025

Il carbon farming - che si traduce letteralmente con “coltivazione di carbonio” - è un concetto che negli ultimi anni ha acquisito sempre più popolarità, soprattutto a livello europeo, e ritenuto uno strumento fondamentale del Green Deal

Dietro questa espressione apparentemente semplice si cela, però, una realtà molto più complessa, vediamo più in dettaglio di cosa si tratta.

 

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In questo articolo parliamo di: 

Cos’è il carbon farming?

Con carbon farming ci si riferisce a pratiche finalizzate a migliorare l'azione di sequestro e stoccaggio della CO2 nelle foreste e nei suoli.

Per il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, carbon farming significa

l’adozione di pratiche specifiche in azienda per sequestrare l’anidride carbonica dall’aria e immagazzinarla nei terreni e nel materiale vegetale.

In senso più ampio, il carbon farming definisce pratiche di gestione agricole che mirano a fornire una mitigazione del clima, attraverso la gestione sia del terreno che del bestiame, di tutti i pool di carbonio nei suoli, oltre ai flussi di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). 

Il carbon farming non si limita all’agricoltura, ma si estende anche a un modello di business che mira a potenziare la mitigazione climatica, pagando gli agricoltori per implementare pratiche di gestione agricola rispettose del clima. 

Esistono diverse attività specifiche che rientrano in questo concetto. Si va dall’agroforestazione, che integra alberi o arbusti in aree agricole, a misure per la protezione del suolo come colture di copertura, riforestazione e ripristino delle torbiere

Ma quali pratiche rientrano esattamente nel carbon farming? Scopriamolo!

Carbon farming

Quali pratiche rientrano nel carbon farming?

Le pratiche di carbon farming si dividono in cinque categorie principali:

- Riumidificazione o ripristino delle torbiere

Le torbiere - ossia ambienti particolari caratterizzati dalla presenza di abbondanti quantità di acqua in movimento lento - immagazzinano quantità significative di carbonio, ma se drenate rilasciano grandi quantità di gas serra. Reimmetterle in condizioni di umidità attraverso il ripristino o la paludicoltura (cioè l’uso produttivo del territorio delle torbiere umide e riumidificate) permette di evitare queste emissioni.

- Creazione o espansione di sistemi agroforestali

L’integrazione di alberi in sistemi agricoli esistenti, come nei pascoli o tra le colture, consente di aumentare lo stoccaggio di carbonio nella biomassa e nel suolo. 

- Mantenimento del carbonio organico del suolo

Implica un bilancio positivo tra l'apporto e perdita del carbonio dai suoli, ossia fare in modo che il suolo riceva più carbonio di quanto ne perda. Questo si ottiene attraverso pratiche come l’uso di colture di copertura, la rotazione colturale migliorata, la conversione dei terreni arabili a pascoli permanenti o la gestione ottimale del pascolo.

- Gestione del bestiame e del letame

Prevede l’uso di tecnologie per ridurre le emissioni di metano e protossido di azoto, come additivi nei mangimi, miglior gestione del letame, e pratiche di allevamento più efficienti.

- Gestione dei nutrienti su terreni coltivati e pascoli

Riguarda l’uso più efficiente dei fertilizzanti sintetici, ottimizzandone tempi e modalità di applicazione per ridurre le emissioni e le perdite per lisciviazione (quest'ultima è la migrazione di sostanze, come nutrienti e pesticidi, dal suolo alle acque sotterranee o superficiali). La corretta gestione dei nutrienti prevede l'uso di inibitori della nitrificazione (un processo biologico essenziale per la disponibilità dell'azoto alle piante, attraverso il quale l'ammoniaca e gli ioni ammonio vengono trasformati in nitrati).

Carbon farming torbiera

I benefici del carbon farming

Come accennato prima, il carbon farming non si limita all’agricoltura, ma si espande su più versanti offrendo benefici multipli, dal clima agli agricoltori e la società tutta. 

Dal punto di vista ambientale si traduce in un miglioramento della fertilità del suolo. Infatti un suolo ricco di carbonio organico trattiene meglio l'acqua e i nutrienti, riducendo la necessità di fertilizzanti chimici. Questo, per ovvie ragioni, si traduce anche in una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.

Da quello degli agricoltori, i vantaggi sono diversi: una maggiore efficienza aziendale ad esempio; il risparmio sui costi; la diversificazione dei prodotti e l'accesso a nuovi flussi di reddito tramite incentivi pubblici o premi legati alla filiera agroalimentare.

A livello sociale, il carbon farming contribuisce alla transizione verso un’agricoltura più sostenibile: maggiore sequestro di carbonio equivale a migliore mitigazione della crisi climatica, senza dimenticare l’incremento della biodiversità e alla conservazione degli ecosistemi.

Le sfide e il futuro del carbon farming

Nonostante il suo potenziale futuro, il carbon farming presenta numerose sfide che ne complicano l’adozione su larga scala.

Uno dei principali ostacoli è legato al monitoraggio, alla rendicontazione e alla verifica (abbreviato con MRV) delle azioni e dei risultati. Misurare con precisione il carbonio sequestrato o le emissioni evitate può essere costoso e complesso. 

Inoltre, la "permanenza dei benefici" non è garantita: il carbonio immagazzinato nel suolo o nella vegetazione può essere rilasciato nuovamente nell’atmosfera a causa di cambiamenti di gestione o eventi climatici estremi.

Altra criticità riguarda l’addizionalità, ovvero la capacità di dimostrare che un intervento produce benefici ambientali che non si sarebbero verificati in assenza di incentivi. Per essere valida, una misura di carbon farming deve quindi generare un impatto reale, andando oltre le pratiche agricole già in uso. In caso contrario, si rischia di finanziare azioni già previste, senza effetti concreti sulla riduzione delle emissioni.

Per concludere, sul piano politico, il futuro del carbon farming dipenderà dalla capacità di superare gli ostacoli normativi e di integrare meglio gli incentivi nelle politiche esistenti, come la PAC (Politica Agricola Comune), a patto che siano accompagnate da supporto tecnico, formazione e investimenti in ricerca.

 

Nonostante queste sfide, il potenziale del carbon farming è enorme.

Per gli agricoltori, il carbon farming non è solo un modo per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, ma anche un'opportunità per migliorare la produttività e la sostenibilità delle proprie aziende, costruendo un futuro più green per tutti.

È essenziale continuare a lavorare sulle sfide sopra riportate per sbloccare il pieno potenziale del carbon farming.

 

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