I prezzi dell’energia hanno un impatto significativo sui costi industriali, sulla competitività delle imprese e, di conseguenza, anche sulla spesa delle famiglie. In un mercato liberalizzato e volatile come quello odierno, il monitoraggio dei prezzi è cruciale per gli analisti e per le imprese stesse.
Riportiamo a seguire alcune considerazioni emerse tra gli addetti ai lavori sulla tematica energetica, con un focus sui principali trend in atto per il mercato dell'energia.
Indice:
Ecco alcune delle evidenze più importanti:
Nel 2022 in Europa si è osservata una generalizzata flessione della domanda di energia rispetto al 2021, con una forte contrazione a partire da agosto in risposta al caro prezzi. In particolare, la domanda del 2022 a confronto con il 2021 è scesa dell’1% in Italia, del 5% in Francia e del 2% in Germania.
Nel 2022 la produzione delle fonti rinnovabili in Italia ha toccato il minimo pluriennale, con un contributo pari al 29% della produzione nazionale (rispetto ad esempio al 35% del 2021 e al 37% del 2020). In particolare, si è osservata una forte riduzione della produzione idroelettrica (-33% vs 2021), causata da un’accentuata scarsità di piogge. La parte restante del fabbisogno è stata soddisfatta tramite produzione termoelettrica per circa il 57% del fabbisogno, soprattutto gas al 49% (che è la fonte marginale, cioè quella che “fissa il prezzo marginale” nel parco di produzione nazionale), carbone al 7% e import da estero per circa il 14% (soprattutto da Svizzera, Francia e Slovenia).
Il principale entry point del gas russo in Europa nel 2022 è stato attraverso Nord Stream 1. Fino a giugno 2022, i flussi gas via NS1 sono rimasti pressoché regolari e prossimi alla portata massima del gasdotto (160 milioni mc/giorno). Da 14 giugno c’è stata la prima riduzione dei flussi gas, -60%, quindi circa 60 milioni mc/giorno. Dal 27 luglio è avvenuta la seconda riduzione dei flussi gas, dimezzati a circa 30 milioni di mc/giorno: il gasdotto è stato utilizzato al 20% della portata massima. Dal 31 agosto c’è stato lo stop totale ai flussi di gas russo attraverso NS1 “a tempo indefinito”. Complessivamente, sommando i 2 gasdotti ancora attivi nella rotta Ucraina e TurkStream, i flussi dalla Russia all’EU attuali arrivano a circa 60 milioni mc/giorno, rispetto ad una media di 250 milioni mc/giorno nel periodo marzo-maggio 2022 (330 milioni mc/giorno nello stesso periodo del 2021).
In Italia, il minor import di gas russo via Tarvisio è stato coperto dalla salita dei flussi dall’Algeria via Mazara, dal TAP, dal Nord Europa via Passo Gries e dal GNL. Nel 2022 il gas algerino è la prima fonte dell’import nazionale, salito dal 30% del 2021 al 34%, che ha scavalcato il gas russo in forte discesa dal 39% del 2021 al 16%). La proiezione sull’intero 2022 è quindi di una caduta dell’import di gas russo di oltre 17 miliardi di metri cubi rispetto ai 28 miliardi di metri cubi del 2021.
Allo stesso tempo, nel 2022 la domanda gas in Italia è stata deciso calo rispetto al 2021 (-9,5%), per tre motivi principali:
Nel 2022 in Italia, per calmierare l’incremento del prezzo dell’energia per i clienti finali (famiglie e imprese, in particolare le famiglie più vulnerabili e le imprese più esposte al rischio di concorrenza da fuori EU) sono state introdotte misure quali:
I provvedimenti più importanti da tenere a mente sono:
- riduzione per il 1° trimestre degli oneri generali di sistema sull’energia elettrica (azzeramento solo per utenze in bassa tensione con potenza <16,5 kW) ed azzeramento degli oneri generali gas. Costo ipotizzato per il 1° trimestre: 1,5 miliardi di euro;
- proroga della riduzione IVA, applicata sui consumi di gas metano;
- proroga con aumento aliquote dei crediti d’imposta per l’efficienza energetica per il Q1-23: per le imprese “non energivore” l’aliquota è del 35%, per le imprese “energivore” l’aliquota è del 45%. Costo ipotizzato per il 1° trimestre: 5,4 miliardi di euro;
- proroga con aumento aliquote dei crediti d’imposta sul gas per il Q1-23: per le imprese sia “gasivore” che non “non gasivore” l’aliquota è al 45%. Costo ipotizzato per il 1° trimestre: 4,4 miliardi di euro.
In conclusione, l'Unione europea sta affrontando un forte aumento dei prezzi dell'energia. Una considerazione comune tra gli addetti ai lavori riguarda il fatto che le conseguenze della crisi energetica e del conflitto ucraino porteranno ad una accelerazione nel percorso di decarbonizzazione europeo: aumentare la quota FER (Fonti Energia Rinnovabile) è la chiave per ridurre strutturalmente nel lungo periodo le criticità di sicurezza ed economicità dell’energia in Europa. Ovviamente, tale transizione dovrà essere accompagnata da una gestione in sicurezza dei sistemi energetici, principalmente basata sull’adeguatezza degli approvvigionamenti di gas metano.
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In collaborazione con Digital Dictionary