Per iniziare, il Cyber Resilience Act (CRA) è un'iniziativa legislativa dell'Unione Europea finalizzata a stabilire un quadro normativo uniforme per migliorare la sicurezza dei prodotti e dei servizi digitali.
Firmware aggiornabili, connessioni costanti ai servizi cloud, componenti software che evolvono nel tempo richiedono sempre un approccio strutturato alla protezione. Perchè? Basta guardare i dati del Waterfall OT Cyber Threat Report 2025, che indicano una crescita significativa degli attacchi con impatti operativi.
Il Cyber Resilience Act (nell’articolo verrà a volte abbreviato con CRA) dunque introduce un quadro uniforme che orienta produttori, importatori e distributori verso pratiche di progettazione più robuste e verificabili. Andiamo a vedere meglio di cosa si tratta.
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In questo articolo:
Il Cyber Resilience Act è stato approvato con l’obiettivo di definire requisiti comuni per i prodotti con elementi digitali. Il regolamento si applica a software e hardware connessi direttamente o indirettamente a reti o ad altri dispositivi. La logica alla base è questa: i prodotti immessi sul mercato europeo devono essere progettati con un livello coerente di sicurezza e mantenuti aggiornati durante la loro vita utile.
Il CRA sottolinea l’importanza dell’integrazione anticipata dei controlli. Questo approccio è ben illustrato nel documento della Commissione Europea Security by Design, che evidenzia come la sicurezza integrata già in fase di progetto riduca il rischio di introdurre vulnerabilità difficili da mitigare più avanti.
Il principio riguarda i moduli di comunicazione, i firmware, le librerie e gli elementi che compongono la catena digitale dei prodotti, oltre ai software.

Il regolamento prevede obblighi molto precisi: i produttori devono garantire che i prodotti siano privi di vulnerabilità note al momento dell’immissione sul mercato, che siano accompagnati da documentazione aggiornata e che ricevano patch di sicurezza per un periodo definito.
L’effetto più evidente del CRA riguarda quindi la gestione del ciclo di vita. Il regolamento introduce una visione in cui la sicurezza è al fianco di sviluppo, produzione, distribuzione e manutenzione. Ogni attore della supply chain deve contribuire alla protezione del prodotto.
Il regolamento introduce anche una classificazione del rischio dei prodotti digitali, infatti alcune categorie richiedono valutazioni di conformità più approfondite, mentre altre seguono modelli di autodichiarazione. La marcatura CE, già nota per altri ambiti regolamentati, diventa un indicatore della conformità ai requisiti di cybersecurity.

La spinta principale del Cyber Resilience Act è la creazione di un mercato europeo davvero uniforme. Per i produttori significa poter contare su un quadro di requisiti e procedure finalmente allineato, valido per qualsiasi prodotto digitale connesso immesso nell’Unione.
La frammentazione che per anni ha caratterizzato i 27 mercati nazionali lascia spazio a un contesto più accessibile, in cui progettare e distribuire soluzioni richiede meno adattamenti locali e più coerenza di processo.
Questa convergenza normativa porta anche stabilità perché un’unica base regolatoria riduce le zone d’ombra, inoltre consente a produttori e importatori di muoversi con maggiore sicurezza, un fattore particolarmente rilevante nei settori più sensibili, come quello della difesa, dove la gestione del rischio e la tracciabilità delle responsabilità sono elementi critici.
C’è infine un effetto che spesso passa in secondo piano: l’innovazione trova maggior terreno fertile. L’obbligo di integrare aggiornamenti continui e processi di sicurezza più solidi può trasformarsi in un volano, aprendo nuovi margini di mercato, perché costringe le aziende a modernizzare processi e tecnologie, generando così nuovi servizi e funzioni.

Per concludere, il Cyber Resilience Act è quello che si dice “un cambio di ritmo” nel modo in cui l’Europa gestisce la sicurezza digitale. La normativa porta più luce su ruoli, responsabilità e requisiti, offrendo un terreno più stabile per chi progetta prodotti connessi e per chi li utilizza ogni giorno. La sicurezza diventa parte integrante del ciclo di vita: entra nella progettazione, accompagna gli aggiornamenti e supporta la gestione delle vulnerabilità lungo tutta la filiera.
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