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Emissioni trasporti: i dati di Isprambiente


Emissioni trasporti: i dati di Isprambiente
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Emissioni trasporti: i dati di Isprambiente

Posted by Redazione on 12/06/2025

La riduzione delle emissioni di gas serra è un imperativo per garantire un futuro sostenibile; e se le imprese, come le filiere industriali, stanno già compiendo notevoli sforzi, anche il settore dei trasporti dovrebbe iniziare a contribuire in maniera significativa. 

Dal rapporto ISPRA 414/2025 Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi, si può capire molto bene cosa sta succedendo, vediamolo insieme.

Prima di cominciare, però, è utile fare chiarezza su alcune questioni. L’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra è ripartito su diversi settori e trova tre principali riferimenti normativi:

  • la direttiva Emission Trading System (ETS), che ha istituito il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione;
  • il regolamento europeo Effort Sharing, che disciplina i settori esclusi dall’ETS, come i trasporti, il riscaldamento degli edifici, parte dell’industria, l’agricoltura e la gestione dei rifiuti; 
  • il regolamento LULUCF, dedicato alla regolamentazione dell’uso del suolo.

A completare il quadro normativo europeo, il Regolamento sulla governance dell’energia e dell’azione per il clima ha portato all’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che introduce ulteriori misure per la riduzione delle emissioni anche nel contesto normativo italiano.

 

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Fatta questa breve introduzione, andiamo a vedere più in dettaglio:

Lo scenario emissivo italiano

Il quadro tracciato da ISPRA mostra come l’Italia stia sì progredendo nella riduzione delle emissioni di gas serra, ma fa anche riflettere su quante siano le sfide ancora da affrontare

Dal 1990 al 2023, il nostro Paese ha tagliato le emissioni totali del 26%: si evince che il percorso verso la neutralità climatica è ancora lungo.

Le emissioni dei trasporti, in particolare, rappresentano una quota del 28,3% di quelle nazionali, un dato che riflette la crescita del parco veicolare e la persistente dipendenza da veicoli alimentati a benzina e gasolio.

Le proiezioni al 2030 evidenziano un potenziale di riduzione, ma ancora insufficiente per colmare completamente il divario con gli obiettivi europei. Mentre settori come i rifiuti e l’energia mostrano progressi più rapidi, i trasporti e in parte l’agricoltura rimangono comparti critici, con una decarbonizzazione decisamente più lenta. 

Ma perché l’emissione nei trasporti è così preoccupante se l'elettrificazione sta piano piano prendendo il posto dei motori a benzina?

emissioni trasporti

 

Il problema nel settore dei trasporti 

I numeri parlano chiaro: nel 2023 il settore trasporti ha contribuito per il 28,3% alle emissioni nazionali, con una crescita del 6,7% rispetto al 1990. Il trasporto su strada domina questa percentuale, generando oltre il 90% delle emissioni settoriali. 

Le emissioni del trasporto passeggeri rappresentano i due terzi del totale, seguite dal trasporto merci. Se da un lato la pandemia aveva determinato un calo momentaneo delle emissioni (-18,6% nel 2020), la ripresa post-emergenza ha riportato i livelli emissivi su una traiettoria crescente

Il settore dolente” - come lo descrive Siclari - “è quello dei trasporti che registra negli ultimi dieci anni un aumento del contributo relativo alle emissioni totali, circa il 28% del totale nazionale. “Oggi c’è un problema nel trasporto stradale: utilizziamo veicoli che sono a benzina e a gasolio e abbiamo un parco macchine che ha registrato una notevole espansione” spiega la direttrice durante il suo intervento.

Maria Siclari, Direttore Generale dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)

Gli obiettivi Effort Sharing e LULUCF per il 2030

emissioni trasporti fit 55

Per rispettare il quadro europeo Fit for 55 (un pacchetto di leggi europee che ha l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030), bisogna raggiungere gli obiettivi nei settori coperti dal regolamento Effort Sharing e dal regolamento LULUCF.

Per l’Effort Sharing, che, ricordiamo, riguarda i settori non regolati dall’ETS (tra cui i trasporti, gli edifici, l’agricoltura e la gestione dei rifiuti) l’Italia deve ridurre le emissioni del 43,7% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. 

Un traguardo che, nonostante le politiche aggiuntive previste dal PNIEC, sembra ancora lontano. 

Per quanto riguarda invece il regolamento LULUCF, l’Italia deve garantire un assorbimento netto di almeno -35.8 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030. 

Qui la situazione appare più favorevole: lo scenario emissivo aggiornato mostra che gli assorbimenti del settore hanno già superato gli obiettivi stabiliti, grazie alla gestione sostenibile delle foreste e al miglioramento delle pratiche agricole, ad esempio il carbon farming

Strategie e soluzioni per ridurre le emissioni

La sfida è aperta e le strategie da seguire ci sarebbero, c’è solo bisogno di un impegno trasversale, in particolare lavorando su:

- Efficienza energetica
Promuovendo interventi come la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, la diffusione di tecnologie di trasporto e per i mezzi da lavoro più efficienti.

- Fonti rinnovabili
Favorendo misure come l’obbligo di integrare fonti rinnovabili termiche negli edifici e la promozione del teleriscaldamento, nonché l'uso di tali fonti in ambito industriale.


- Decarbonizzazione e tecnologie pulite
Accelerando la transizione verso tecnologie a basse emissioni di carbonio, tra cui pompe di calore, sistemi di riscaldamento più efficienti e l’adozione di pratiche a basso impatto nelle filiere industriali e agricole.

energia rinnovabile

Guardando i dati riportati da ISPRA, emerge molto chiaramente che la transizione ecologica nel settore dei trasporti non è un’opzione, è una necessità. 

Le emissioni di gas serra continuano a crescere in questo comparto, mentre altri settori iniziano a registrare progressi più significativi. 

L'Italia ha tutte le carte in regola per invertire questa tendenza: le soluzioni ci sono, i progetti esistono e gli strumenti normativi sono già attivi, allora non resta che passare dalla teoria alla pratica. Istituzioni, imprese, cittadini devono mobilitarsi quanto prima per diventare parte attiva di questa possibile trasformazione.

 

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