Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, nel 2022 è cresciuto l’allarme per il cambiamento climatico. L’industria siderurgica e, nello specifico, la produzione dell’acciaio hanno un impatto rilevante sull’ambiente su diversi livelli. Per questo è necessario oggi più che mai parlare di riciclo dell'acciaio.
A partire dalla fase di estrazione della materia prima, per poi proseguire con la lavorazione, conversione e trattamento della ghisa liquida in acciaio, vengono generate emissioni inquinanti che incidono notevolmente sulla qualità dell’aria, sul clima e sull’acqua. Proprio in virtù di questo, in alcuni poli industriali sono già stati applicati provvedimenti di mitigazione degli effetti, che variano a seconda del luogo e dei vincoli normativi in vigore.
L’acciaio è un componente che ha un ruolo determinante per lo sviluppo di molteplici settori dell’economia attuale. Pertanto, risulta indispensabile identificare modalità di produzione in grado di conciliare la domanda futura e la necessità di ridurne l’impronta carbonica, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Una di queste modalità risiede proprio nel riciclo dell’acciaio. Vediamo perché.
Nello specifico parliamo di:
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La produzione di acciaio grezzo a livello mondiale è incentrata per il 70% sulla trasformazione del minerale di ferro in ghisa liquida, in un processo a ciclo integrale BF/BOF che accoppia l’altoforno a un forno convertitore a ossigeno. Il restante 30% della produzione si basa invece su processi con forno elettrico ad arco (EAF) che utilizza rottami ferrosi. Ad oggi, il forno elettrico può essere considerato la principale tecnologia per la produzione di acciaio circolare, proprio in virtù dell’impiego di acciaio riciclato e rottami ferrosi provenienti dalla demolizione di prodotti metallici a fine vita. Inoltre, le tecnologie con forno ad arco elettrico vengono utilizzate nelle produzioni primarie che si basano sul ferro preridotto (DRI) ottenuto per riduzione del minerale di ferro con gas di sintesi (una miscela di idrogeno e monossido di carbonio). L’impronta carbonica, che scaturisce dai diversi processi di produzione dell’acciaio sopracitati, è differente. Nello specifico, secondo il rapporto di RICREA "Dall'acciaio all'acciaio - Il contributo nella lotta al cambiamento climatico", nel caso della produzione a ciclo integrale le emissioni si aggirano in media a 2,2t di CO2 per ogni tonnellata di acciaio grezzo prodotto. Diversamente, la produzione di acciaio secondario con forno ad arco elettrico è responsabile dell’emissione variabile dai 0,1t a 0,7t di CO2 a seconda del grado di penetrazione delle rinnovabili nel mix di produzione dell’elettricità necessaria per l’attività dell’impianto. Infine, la variabile registrata per la produzione di acciaio primario con forno elettrico alimentato con DRI si attesta dalle 1,4t alle 3,2t di CO2, conseguenti al processo necessario per la riduzione del minerale di ferro. Una casistica differente si presenta quando viene impiegato l’idrogeno prodotto per elettrolisi dell’acqua per la produzione di DRI. Questo processo attualmente registra un livello di emissioni carboniche di circa 0,7t di CO2. Ipotizzando una prospettiva di fornitura di elettricità esclusivamente da fonti rinnovabili si potrebbero registrare ulteriori miglioramenti sull’indice di efficienza carbonica.
Nel corso degli anni l’industria dell’acciaio si è impegnata per ridurre sensibilmente le emissioni specifiche generate dalla sua produzione. Secondo la stima di Nature (2021), la contribuzione maggiore alla riduzione dell’intensità carbonica emessa è da imputare principalmente alla sostituzione delle tecnologie di produzione a ciclo integrale e all’emergere di nuovi sistemi di produzione secondari, soprattutto basati sul riciclo dell’acciaio stesso. A fornire un’idea del contributo alla sostenibilità ambientale sono i dati presentati dal Sustainability Indicator 2021 report del World Steel Association nel 2021: per ogni tonnellata di rottame impiegato nella produzione di nuovo acciaio è possibile evitare il consumo di ben 1,4t di minerale di ferro, nonché 740 kg di carbone e 120 kg di calcare.
L’Italia è ai primi posti nella classifica mondiale per il riciclo dell’acciaio. La produzione nazionale, infatti, è caratterizzata prevalentemente da produzioni secondarie in impianti ad arco elettrico. Proprio in virtù di questo i risultati ottenuti in termini di riduzioni di emissioni e contributo al cambiamento climatico sono positivi. Si attesta che i 7,5 milioni di tonnellate di imballaggi di acciaio che sono stati riciclati a partire dal 2000 ad oggi hanno consentito un risparmio di 8 milioni di tonnellate di materiale primario, permettendo di evitare l’emissione in atmosfera di circa 12 milioni di tonnellate di CO2eq.
In conclusione, la transizione del settore siderurgico verso un futuro a zero emissioni per un vero contributo alla sostenibilità necessita di un miglioramento delle performance di circolarità che non può prescindere dal potenziamento dei processi produttivi in ottica di efficienza energetica. È bene ricordare però che il percorso virtuoso di economia circolare prende vita dal singolo individuo, a partire dal corretto smaltimento del rifiuto per poi concludersi in acciaieria con la rinascita dell’acciaio sotto forma di nuovi prodotti.
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