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COP26: cosa è successo a Glasgow?

Scritto da Redazione | 20/12/2021

La COP26, che si è svolta dal 1 al 13 novembre 2021 a Glasgow, si è conclusa con l'adozione del Glasgow Climate Pact (GCP): l'accordo conclusivo che raccoglie le intenzioni e l'impegno di oltre 200 paesi presenti alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite, per contrastare il riscaldamento globale. I negoziati, che sono durati per due settimane, hanno lasciato pareri discordanti sulla riuscita del meeting e sull'impatto degli impegni presi. 

In questo articolo andremo ad approfondire: 

 

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COP26: le decisioni prese nell'Accordo di Glasgow

COP, acronimo di Conference of Parties, sono i meeting annuali dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), con l'obiettivo di discutere sui progressi e sugli impegni da prendere a livello globale nella lotta al cambiamento climatico. 

L’Unione Europea, che rappresenta circa l'8 delle emissioni globali, ha intrapreso da tempo una linea guida comune in materia di sostenibilità ambientale e impegno nella riduzione delle emissione del 55% entro il 2030: all'interno delle Cop, partecipa ai negoziati con una posizione comune e non con obiettivi di singoli Stati membri. A tal proposito, suggeriamo la lettura dell'articolo "Economia circolare e neutralità climatica: dove stiamo andando?" che evidenzia il Piano d'Azione per l'economia circolare in Europa.

Raggiungere la transizione energetica attraverso la neutralità carbonica è stato un obiettivo condiviso da tutti i partecipanti della COP26, ma l'impegno entro cui raggiungere l'emissioni zero differisce a seconda dei Paesi: per l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la scadenza è il 2050, mentre la Cina e l’India hanno proposto rispettivamente il 2060 e il 2070.

A seguire ripercorriamo i principali risultati raggiunti nell'Accordo di Glaslow (GCP).

  • L'accordo introduce per la prima volta, il riferimento esplicito alla riduzione del consumo di carbone, le cui emissioni rappresentano quasi il 40% della CO2 emessa su scala globale.
  • L'aumento delle temperature di 1,5 gradi, è il valore limite condiviso da tutti per evitare un punto di non ritorno con gravi conseguenze climatiche disastrose per il pianeta e per la specie umana. 

Ecco i principali accordi collaterali tra le parti conclusi a margine della COP26.

  • L'accordo contro i finanziamenti all’industria fossile: 25 Paesi, tra cui l’Italia, si impegnano a interrompere tutti i progetti da loro finanziati all’estero su combustibili fossili entro la fine del 2022.
  • L'accordo sul taglio delle emissioni di gas metano: 105 Paesi si accordano per tagliarle del 30% entro il 2030. In Ue non firmano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Lettonia, Lituania e Romania. Gli Stati Uniti e l'UE hanno annunciato una significativo supporto finanziario e tecnico, il Global Methan Pledge: 328 milioni di $ in finanziamenti per supportare l'aumento di strategie di mitigazione del metano in tutto il mondo.

La COP26 ha portato non solo a un accordo ufficiale, ma anche a una serie di impegni per vari sforzi di mitigazione e conservazione.

  • I leader di 134 paesi, con circa l'85% delle foreste mondiali, hanno promesso di fermare la deforestazione entro il 2030. 
  • La Banca Mondiale stanzierà 25 miliardi di dollari all’anno per la transizione ecologica.
  • 45 governi si sono impegnati a stanziare 4 miliardi di dollari a supporto dell’agricoltura sostenibile.

COP26: i prossimi passi

La COP27, avrà luogo nel 2022 a Sharm-el-Sheik in Egitto, ma prima della prossima Conferenza gli Stati partecipanti si confronteranno in merito a:

  • un programma di lavoro istituito per accelerare il taglio delle emissioni, i cui risultati si presenteranno alla COP27;
  • l'istituzione di una commissione annuale per verificare le strategie sul clima dei vari Paesi.

Gli sforzi, dichiarati negli Accordi di Parigi, per raggiungere gli obiettivi in ​​materia di emissioni hanno visto finora un successo limitato, evidenziando la sfida di rispettare gli impegni in maniera più rigorosa. 

A tal proposito, l'Accordo di Glasgow incoraggia ogni Paese a presentare alle Nazioni unite i suoi piani sul clima per cicli quinquennali. I Paesi che ancora non l'hanno fatto sono sollecitati, ma non obbligati a presentare nel 2025 e nel 2030 il pacchetto di impegni per ridurre le emissioni e centrare gli obiettivi degli accordi di Parigi.

Quel che emerge a conclusione della COP26, è che gli impegni da soli, sono solo degli strumenti utili ma non necessari a limitare gli effetti collaterali del cambiamento climatico; senza le politiche, gli investimenti, le tecnologie appropriate e l'adozione di energie rinnovabili, è probabile che qualsiasi accordo non raggiunga gli obiettivi dichiarati. 

 

 

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