Il cambiamento climatico ci obbliga a perseguire trasformazioni profonde in tutti i settori, agricoltura inclusa. Sebbene venga spesso indicato come una delle principali fonti di emissioni climalteranti, il settore agricolo può diventare un alleato strategico della transizione energetica, soprattutto se valorizzato attraverso strumenti come i crediti di carbonio. Ma cosa sono esattamente?
Leggi le FAQ sugli Advanced Vehicles!
In questo articolo analizziamo le origini di questo meccanismo, il significato concreto di un credito di carbonio e le modalità con cui può essere generato e applicato nel contesto agricolo.
I crediti di carbonio nascono alla fine degli anni ’90 dal Protocollo di Kyoto, durante il quale erano presenti ben 192 Paesi, uniti a raggiungere obiettivi specifici per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Una delle innovazioni principali introdotte dal trattato internazionale è stato il Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM - Clean Development Mechanism).
Questo strumento ha consentito ai Paesi industrializzati, soggetti a stringenti obblighi di riduzione delle emissioni, di finanziare progetti volti a limitare le emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo. In cambio, tali Paesi potevano ottenere crediti di carbonio da utilizzare per il raggiungimento dei propri obiettivi di riduzione, contribuendo così alla nascita di un mercato internazionale del carbonio.
Il concetto alla base è quello della compensazione: chi non riesce a ridurre direttamente le proprie emissioni può finanziare progetti che lo fanno al suo posto, ottenendo in cambio crediti che bilanciano il proprio impatto climatico.
L’Accordo di Parigi, adottato nel 2015 in occasione della COP 21, ha esteso l’impiego dei crediti di carbonio, attribuendogli un ruolo fondamentale nel perseguimento degli obiettivi climatici globali.
Ma quindi, cosa sono esattamente i crediti di carbonio? E come si inseriscono nel settore agricolo?
Dal punto di vista tecnico, un credito di carbonio corrisponde a una tonnellata metrica di anidride carbonica equivalente (tCO2e), o l’equivalente di un altro gas a effetto serra (GHG) che non è stato emesso nell’atmosfera o che è stato permanentemente catturato e stoccato.
Questa unità considera non solo la CO2, ma anche altri gas a effetto serra, convertiti in quantità equivalenti di CO2 in base al loro Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP).
Ad esempio, una tonnellata di metano - con un GWP pari a 28 - corrisponde a 28 tonnellate di CO2 equivalenti.
Perché un'attività possa generare crediti di carbonio, è necessario dimostrare che ha effettivamente ridotto le emissioni rispetto a uno scenario di riferimento. Questo principio è noto come addizionalità: le riduzioni delle emissioni devono essere il risultato diretto del progetto e non si sarebbero verificate in sua assenza, ovvero senza il supporto finanziario derivante dalla vendita dei crediti di carbonio.
I crediti di carbonio vengono poi generati da progetti certificati secondo standard internazionali riconosciuti, ad esempio il Verified Carbon Standard (VCS) e il Gold Standard.
Si sa che l’agricoltura (specialmente se al suo interno inseriamo anche gli allevamenti intensivi) è una delle maggiori responsabili delle emissioni di gas serra (si stima almeno il 10% a livello mondiale), e quindi del cambiamento climatico.
A tal proposito, è stato introdotto il cosiddetto Carbon Farming, che oltre a rappresentare una leva importante per la rimozione di CO2 dall’atmosfera, sta diventando una vera e propria opportunità di business per gli agricoltori.
Per ottenere la certificazione dell’assorbimento del carbonio secondo il Regolamento europeo, le pratiche agricole devono soddisfare quattro requisiti fondamentali:
Infine, solo a seguito di una verifica rigorosa, il credito di carbonio può essere registrato e scambiato nei mercati volontari. Questo processo garantisce trasparenza e tracciabilità, impedendo il rischio di doppio conteggio. A tal proposito, l’utilizzo di registri ufficiali è fondamentale per assicurare l’integrità del sistema e trasformare gli sforzi degli agricoltori in valore economico.
La neutralità climatica va raggiunta, in un modo o nell’altro, e l’agricoltura è chiamata a rivedere le sue pratiche, almeno in parte. È fondamentale che non sia solo fonte di emissioni, ma parte attiva nella loro riduzione.
I crediti di carbonio nell’agricoltura, se applicati con rigore e trasparenza, possono davvero rappresentare uno strumento per valorizzare le buone pratiche agricole.
Per concludere, il carbon farming va inteso come uno strumento strategico che può accompagnare il settore agricolo lungo il percorso della transizione ecologica.
E questo, oggi, è di vitale importanza.
Leggi ora le FAQ sulla sostenibilità d'impianto, clicca qui sotto!