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Materie prime critiche: la sfida dell’Europa

Scritto da Redazione | 30/01/2024

Una parte consistente dell’industria di oggi ha bisogno di elementi noti come materie prime critiche: una categoria di risorse naturali vitali per la produzione di tecnologie avanzate. Queste, che includono le cosiddette terre rare, i metalli rari e altri elementi, sono diventate il fondamento su cui poggiano numerosi settori: dalla produzione di smartphone e veicoli elettrici, all’energia pulita e alle tecnologie spaziali e di difesa. Tuttavia, la loro crescente importanza ha evidenziato una sfida critica: la loro scarsità e la concentrazione di tale scarsezza in pochi Paesi nel mondo.

In questo articolo esaminiamo la situazione in Europa e la normativa che l’Unione ha creato, per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche per la nostra industria. Buona lettura. 

 

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Indice:

Materie prime critiche: la situazione in Europa

Come anticipato, le materie prime critiche sono elementi fondamentali per lo sviluppo tecnologico e industriale, ma la loro rilevanza è in costante crescita, specialmente in un'epoca in cui il mondo abbraccia la transizione verso energie più pulite e tecnologie avanzate. Elementi come litio, cobalto, boro, silicio e molti altri, sono la linfa vitale delle moderne applicazioni tecnologiche. 

Ecco qualche esempio: 

  • la tecnologia per la vibrazione nei telefoni sfrutta il tungsteno; 
  • le batterie dei veicoli elettrici adoperano litio, cobalto e nichel; 
  • nelle turbine eoliche si usa il boro. 

Di seguito si può vedere l'infografica del sito Consiglio dell'Unione Europea sulle 37 materie prime critiche individuate. Quelle selezionate in giallo sono considerate strategiche. 

 

Attualmente, la produzione globale di molte di queste materie prime critiche è concentrata in pochi paesi. La Cina, ad esempio, è il principale fornitore mondiale di terre rare e controlla una quota significativa di altre materie chiave. Questa concentrazione solleva preoccupazioni legate all'approvvigionamento, in quanto l'indipendenza di molte nazioni è vincolata all'approvvigionamento da una manciata di Paesi.

La situazione in Europa riflette la dipendenza da fornitori esterni. Attualmente, la Cina è il principale fornitore di molte materie prime critiche per l'Unione Europea, inclusi elementi cruciali come le terre rare pesanti: questa dipendenza solleva interrogativi su stabilità e sicurezza degli approvvigionamenti, in particolare in un contesto di crescente competizione globale e tensioni geopolitiche. 

 

Focus terre rare: perché si chiamano così?

Come scrive Simone Guida nel libro "Instant Geopolitica. Idee e teorie per vedere il mondo da una nuova prospettiva", le terre rare non sono terre, e non sono neanche così rare. Vengono chiamati così 17 metalli dotati di straordinarie proprietà conduttive e magnetiche. Sono denominati "terre" perché la maggior parte di loro è stata identificata tra il XVIII e XIX secolo, quando si era soliti dare questo nome ai minerali che non modificavano la propria struttura con il calore. "Rare", invece, perché all'epoca erano elementi mai analizzati prima e conservavano una certa dose di mistero. 

Un frammento di manganese.

 

La normativa europea sulle materie prime critiche

Un'interruzione nell'approvvigionamento delle materie prime critiche potrebbe avere impatti diretti sulla vita quotidiana e sull’economia dei singoli Stati europei. L'Unione ha riconosciuto questa vulnerabilità e ha recentemente adottato un regolamento che mira a diversificare l'approvvigionamento e promuovere la produzione interna di materie prime critiche. Questo segna un primo passo verso l'autonomia strategica e la riduzione della dipendenza da pochi player globali.

Con il Critical Raw Materials Act - questo il nome del regolamento - l’Unione Europea si dà l'obiettivo di affrontare la sfida sulle materie prime critiche in vari modi:

  • diversificazione e aumento dell'approvvigionamento: il regolamento mira ad aumentare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime critiche nell’UE; 
  • circolarità e riciclaggio: una maggiore circolarità, inclusa la promozione del riciclaggio, contribuirà a ridurre la dipendenza dalle importazioni; 
  • sostegno alla ricerca e innovazione: investimenti nella ricerca e nell'innovazione sono fondamentali per sviluppare sostituti e migliorare l'efficienza delle risorse; 
  • rafforzamento dell'autonomia strategica: il regolamento ha anche l'obiettivo di rafforzare l'autonomia strategica dell'Europa in materia di materie prime critiche.

Un giacimento di Litio in Iran.

 

E le materie prime critiche in Italia? 

Secondo il Dossier n° 19 prodotto nel 2023 dall’Ufficio Rapporti con l'Unione Europea della Camera dei Deputati, i dati forniti dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) identificano circa 3,016 siti di estrazione in Italia. In particolare, in Piemonte sono stati riscontrati elevati tenori di cobalto e nickel, in Lombardia di zinco, piombo e argento, mentre vicino a Roma è stata riscontrata presenza di litio. Sono presenti inoltre molti rifiuti estrattivi (circa 70 milioni di metri cubi solo in Sardegna), che possono rappresentare un potenziale nuovo deposito di materie prime seconde da riutilizzare in ottica circolare.

Il dossier afferma che l'Italia è in retroguardia nell'esplorazione mineraria, ed è totalmente dipendente dai mercati esteri, motivo per cui è stato istituito da pochi mesi un tavolo tecnico governativo, per esplorare le possibilità di un’estrazione sostenibile nel territorio italiano, e ridurre così la domanda di materie prime critiche attraverso riuso e recupero di componenti e materiali a fine vita. 

 

 

In conclusione, le materie prime definite critiche, come i metalli e le terre rare, hanno attualmente un alto rischio di approvvigionamento poiché sono appannaggio di pochi Paesi al mondo. Essendo indispensabili per un'ampia gamma di settori strategici dell’industria, si evince perché si definiscano “critiche”. Proprio in considerazione di ciò, l’Unione Europea sta puntando a diversificare l’approvvigionamento, sviluppando al contempo delle alternative tra cui la promozione dell’economia circolare e del riciclaggio, una fonte da non sottovalutare. 

 

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