La messa in sicurezza degli impianti in condizioni di emergenza è uno degli impieghi tipici degli accumulatori per i settori off-shore, petrolchimico e sub-sea.
API plans per tenute meccaniche/sistemi di flussaggio, WHCP (Wellhead Control Panels), HPU (High Pressure Units), SAM (Subsea Accumulator Module), Manifolds, EDP (Emergency Disconnect Panel), Christmas trees, control pods, BOP (BlowOut Preventer), attuatori idraulici etc. sono solo alcune delle applicazioni in cui trova uso questo particolare recipiente in pressione.
Di seguito, un breve prontuario per essere sicuri di operare correttamente nella definizione dei dispositivi da inserire nel progetto d’impianto. In questo articolo tratteremo:
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Come noto, le tre principali tipologie di accumulatori sono classificate in base al loro design: membrana, sacca e pistone. Disponibili con diversi volumi e per basse, alte ed altissime pressioni (dai 5 a 690, fino a 2500 bar) possono svolgere svariate funzioni e sono impiegabili anche in batteria come stazioni di accumulo.
All’interno degli impianti, questi dispositivi sono chiamati a svolgere le funzioni di riserva d'energia, smorzamento delle pulsazioni, effetto anti-ariete e separatori di fluidi.
La destinazione d’impianto è un dato fondamentale per definire il pacchetto documentale che dovrà accompagnare il recipiente in pressione. Gli standard quali PED e ASME sono riconosciuti dalla maggior parte degli Stati occidentali; vi sono tuttavia diversi Paesi che richiedono regolamentazione e requisiti particolari.
Fornitori specializzati come HYDAC e QHP dispongono di un ampia gamma di prodotti certificati, come abbiamo raccontato all’articolo "HYDAC per gli impianti Oil&Gas: soluzioni tailor-made e certificate".
Di seguito vedremo come sia fondamentale analizzare le specifiche d’impianto e le funzioni che il dispositivo è chiamato ad adempiere.
Nelle raffinerie, una delle applicazioni nelle quali trova maggior impiego l’accumulatore a sacca è legata alle tenute meccaniche. I requisiti tecnici vengono stabiliti dalla API Plan 53B. In questa tipologia di sistemi, l’accumulatore, pressurizzato con azoto, viene installato per garantire il corretto livello di pressione sulla tenuta meccanica ed impedire di conseguenza al fluido di processo di entrare nella camera di tenuta o fuoriuscire in atmosfera.
In questi settori specifici, ad esempio quello marino e sub-sea, i materiali rivestono un ruolo di primaria importanza al fine di garantire l’affidabilità dell’impianto contro la corrosione. In quest’ottica, l’impiego dell’acciaio inox rappresenta una soluzione tecnica tutt’altro che inconsueta.
Un altro aspetto non secondario, quando si parla di protezione, è rappresentato dalla verniciatura. Tale attività è, sempre più spesso, eseguita secondo specifiche cliente e da fornitori qualificati, ad esempio secondo standard Norsok.
La protezione interna del corpo può essere invece ottenuta con processi di nichelatura o rivestimento polimerico.
Inoltre, a seconda delle temperature operative e dei fluidi utilizzati, gli accumulatori possono essere dotati di sacche standard o speciali (FKM, Epicloridrina e così via). Le connessioni sono generalmente in inox.
Nell’intervista all’Ing. Davide Mongiu di HYDAC (“Come scegliere un accumulatore nel settore Oil&Gas: parola all’esperto”) abbiamo visto come nel corretto dimensionamento dell’accumulatore sia fondamentale valutare i diversi parametri d’impianto, oltre che le funzioni operative a cui è chiamato ad adempiere. Aziende e professionisti esperti e qualificati sono fondamentali nella scelta del dispositivo. Ma quali sono i dispositivi presenti sul mercato, i trattamenti e le certificazioni che devono garantire? Ne abbiamo parlato all’articolo “Dissipazione o riserva di energia: accumulatori per l’Oil&Gas”.
Inoltre, a fronte delle peculiarità del comparto e per le caratteristiche intrinseche del prodotto, è fondamentale essere costantemente aggiornati rispetto al panorama delle direttive mondiali, i design code, gli enti certificatori e così via.
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