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Idrogeno in Italia nel 2025: quali sono le novità

Scritto da Redazione | 13/05/2025

L’idrogeno, in particolare quello verde prodotto da fonti rinnovabili, è oggi uno dei vettori energetici sostenibili su cui l’Italia sta puntando di più.

Ma quali investimenti sono stati messi in campo e quali ostacoli rimangono? E soprattutto: come si stanno muovendo le istituzioni per rendere tutto questo possibile?

Questo articolo fa il punto sulle principali novità dell'idrogeno in Italia nel 2025: dalla pubblicazione della nuova Strategia Nazionale dell’Idrogeno ai progetti di mobilità sostenibile, e chiudendo con il Piano Strategico di Snam sul SoutH2 Corridor

 

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In questo articolo parliamo di: 

La strategia nazionale dell’idrogeno al 2025

La strategia nazionale dell’Idrogeno, pubblicata dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) nel novembre 2024 e presentata presso la sede del GSE a Roma, rappresenta un piano ambizioso del governo italiano per promuovere l'uso dell'idrogeno come pilastro della transizione energetica verso un futuro più sostenibile. 
L’obiettivo finale è quello di ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall'Unione Europea.

A sostegno della strategia nazionale dell’Idrogeno, il PNRR ha stanziato complessivamente 1,25 miliardi di euro, destinati a rafforzare le filiere strategiche della transizione ecologica. Di questi, 20 milioni di euro sono riservati a imprese attive in progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

Il ministro Gilberto Pichetto ha sottolineato l'importanza di condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi di euro, ma che necessita ancora di sviluppare un mercato solido. Per questo, è fondamentale accompagnare il settore con nuovi strumenti e una forte coesione inter-istituzionale.

La strategia punta a sviluppare tecnologie innovative per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di idrogeno, in particolare l'idrogeno verde - prodotto tramite fonti rinnovabili - e sfruttando sinergicamente anche il potenziale dell'idrogeno blu (CCS).

Il tutto si articola attraverso una matrice che prevede tre possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di breve, medio, e lungo periodo.

Nel breve termine (2025–2030), L’Italia ha già intrapreso un percorso per avviare il mercato dell’idrogeno, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tramite il quale saranno finanziati i primi progetti di produzione di idrogeno, che dovranno essere operativi entro il 2026. 

L’obiettivo è di creare ecosistemi locali di produzione e consumo (le cosiddette Hydrogen Valleys, e sviluppare le prime infrastrutture e normative.

Nel medio termine (2030–2040), il mercato dell’idrogeno in Italia inizierà a consolidarsi e crescere su scala più ampia, con progetti industriali di grande taglia e un impatto maggiore nei trasporti pesanti, marittimi e aerei. L’infrastruttura diventerà più estesa e strategica per sostenere la domanda e garantire competitività.

Nel lungo termine (2040–2050), il 2050 rappresenterà il punto di arrivo degli impegni Net Zero, con una penetrazione dell’idrogeno che potenzialmente potrà raggiungere circa il 18% dei consumi finali dell’industria HTA e del 30% dei consumi finali nel settore dei trasporti.

 

Trasporti: l’idrogeno come motore del cambiamento

Che si tratti di rotaie, mari o cieli, l'idrogeno in Italia offre soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale del settore dei trasporti, anche se le sfide non mancano. Per sapere come adeguare i mezzi puoi approfondire in questo percorso tematico

1. Ferrovia: idrogeno su rotaia

In Italia la rete ferroviaria si estende per circa 16.700 km, di cui circa 12.000 già elettrificati e circa 4.700 ancora a trazione diesel. Di questi, circa 4.200 km sono effettivamente utilizzati per il trasporto passeggeri con convogli a motore diesel, distribuiti su diverse regioni

Su queste tratte, i treni a idrogeno potrebbero rappresentare una valida alternativa, soprattutto nei casi in cui l’elettrificazione risulti poco conveniente a causa del numero limitato di mezzi in circolazione, della bassa frequenza del servizio o più banalmente di ostacoli tecnici.

Inoltre, sviluppare una filiera dell’idrogeno anche per il trasporto su rotaia può accelerare l'integrazione con altre forme di mobilità sostenibile (auto, bus), contribuendo alla riduzione dei costi.

 

2. Mare: l’idrogeno è ancora una scommessa

Nel trasporto marittimo, l’idrogeno in forma pura è ancora una scommessa tecnologica.

Il Regolamento europeo FuelEU Maritime spinge verso carburanti a basse emissioni, ma le soluzioni più promettenti per lo shipping restano i derivati dell’idrogeno come ammoniaca, metanolo e e-fuel, che potrebbero diventare competitivi tra il 2030 e il 2040.

L’idrogeno puro avrà un ruolo residuale, anche perché le navi consumano buona parte della loro energia nei porti, dove sarà difficile garantire approvvigionamento e sicurezza.

 

3. Cielo: verso gli e-fuel

Nel settore aeronautico, l’idrogeno promette, ma non decolla ancora.

Il regolamento ReFuelEU Aviation impone l’adozione progressiva di carburanti sostenibili, includendo l’idrogeno tra le alternative, soprattutto nella sua forma liquida o trasformato in e-fuel. Tuttavia, diverse sfide tecniche ostacolano il suo utilizzo diretto, in particolare per i voli a lungo raggio.

L’idrogeno sarebbe preferibile rispetto alle batterie per via della sua alta energia specifica, ma per ottimizzare lo spazio a bordo, dovrebbe essere impiegato in forma liquida (-252°C). Oltre a questo, bisogna fare i conti con le perdite dovute all’evaporazione del carburante, che si verificano a causa della forte differenza di temperatura tra l’ambiente esterno e l’idrogeno liquido, sia in volo che a terra.

Per queste ragioni, l’idrogeno puro sembra praticabile principalmente per tratte brevi o regionali. In compenso, la vera decarbonizzazione del settore aereo potrebbe avvenire grazie a un contributo significativo da parte di una varietà di e-fuel, in particolare il kerosene sintetico.

Il piano strategico 2025–2029 di Snam: Italian H2 Backbone

Nel gennaio 2025, Snam ha presentato il Piano Strategico 2025–2029, delineando investimenti per 12,4 miliardi di euro con l’obiettivo di realizzare un’infrastruttura paneuropea multi-molecola, in grado di gestire gas naturale, biometano, idrogeno e CO₂, garantendo sicurezza e sostenibilità. 

Il piano si fonda su due direttrici principali: innovazione e sostenibilità, viste come leve essenziali per affrontare la transizione energetica

Tra i punti più salienti spiccano il completamento della Linea Adriatica, lo sviluppo del progetto Ravenna CCS per la cattura e lo stoccaggio della CO₂, e la costruzione del SoutH2 Corridor, un'infrastruttura dedicata al trasporto di idrogeno.

Per la sola tratta italiana del SoutH2 Corridor sono previsti investimenti pari a 380 milioni di euro. Il progetto si basa sull’interconnessione con il Nord Africa attraverso la partnership con SeaCorridor e rappresenta uno dei principali canali di distribuzione dell’idrogeno verso la Germania. Inserito tra i Progetti di Interesse Comune (PCI) dell’Unione Europea e incluso nella Global Gateway List, il corridoio si articolerà su una rete di 3.300 km, con entrata in funzione prevista dopo il 2030.

 

In conclusione, il 2025 si configura come un anno di svolta per l’idrogeno in Italia: la pubblicazione della nuova strategia nazionale, gli investimenti del PNRR, i progetti infrastrutturali di aziende come Snam e le prospettive nel settore dei trasporti testimoniano una volontà concreta di trasformare questo vettore energetico in una leva strategica per la transizione ecologica.

Tuttavia la strada è ancora lunga: servono continuità negli investimenti, e soprattutto un mercato che sappia premiare l’innovazione e la sostenibilità. L’idrogeno non è più solo una promessa tecnologica, ma una sfida presente, che l’Italia ha deciso di affrontare con pragmatismo e visione.

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